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18 Ottobre 2022

Infiltrazioni Ecoguidate dell’Anca

Dott. Andrea Cochetti

Ortopedia – Chirurgia dell’Anca e del Ginocchio

Le infiltrazioni sono sicuramente un’arma molto efficace nel trattamento dei primi stati flogistici e algici (cioè con dolore) di un’articolazione.

La loro efficacia è determinata dalla corretta esecuzione e all’inoculazione del farmaco nella cavità articolare.

Nel caso del ginocchio e della spalla una mano esperta è in grado di individuare la cavità articolare utilizzando i soli reperi anatomici.

Nell’anca invece la questione diventa più complessa.

Infatti l’articolazione dell’anca, essendo più profonda e distante dalla cute, non permette di avere la certezza di aver inoculato il farmaco nella giusta sede utilizzando i soli reperi palpatori.

Per ovviare a questo problema ci viene in aiuto la radiologia. Le infiltrazioni dell’anca per essere effettuate nella maniera corretta e sicura necessitano di una guida radiologica, che può essere ecografica, fluoroscopica o TAC.

Le ragioni sono principalmente dovute alla profondità di tale articolazione, alla presenza di importanti strutture vascolo-nervose contigue ed al ridotto spazio articolare.

L’ecografia, per la sua facile esecuzione e l’assenza di radiazioni, è sicuramente la tecnica da preferire, anche perché può essere eseguita in ambito ambulatoriale, al contrario delle altre metodiche.

La procedura non ha necessità di anestesia e consente al paziente di riprendere rapidamente la sua attività quotidiana.

Dunque il paziente verrà fatto sdraiare sul lettino, verrà eseguita una ecografia dell’anca, che darà ulteriori informazioni diagnostiche e permetterà di individuare le strutture vascolo-nervose a rischio, una volta individuato il giusto sito di inoculazione, verrà inserito l’ago che verrà seguito lungo tutto il suo percorso fino al raggiungimento della cavità articolare.

Qui verrà iniettato il farmaco e si avrà la certezza del corretto sito di infiltrazione e quindi del massimo effetto terapeutico possibile.

Il paziente dopo la procedura dovrà astenersi da sforzi e carichi importanti per un paio di giorni ma potrà svolgere tranquillamente le attività quotidiane. Il paziente può tranquillamente guidare la macchina dopo la procedura.

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18 Ottobre 2022

Estrusione Meniscale

Dott. Andrea Cochetti

Ortopedia – Chirurgia dell’Anca e del Ginocchio

Per Estrusione Meniscale intendiamo l’espulsione del menisco, di solito quello mediale, dalla sua posizione anatomica.
I menischi, come sappiamo,  rappresentano dei veri e propri ammortizzatori del ginocchio e in seguito a traumi o a degenerazione possono perdere la loro funzione di protezione dell’articolazione ed essere quindi estrusi.

Quando questo avviene, si ha un sovraccarico funzionale del compartimento del ginocchio interessato con comparsa di dolore e un maggiore rischio di incorrere in una degenerazione artrosica del ginocchio .

Come faccio a sapere se il mio dolore al ginocchio è causato da una problematica meniscale?

Il miglior modo per inquadrare una gonalgia, il dolore al ginocchio appunto, è eseguire una valutazione specialistica.
Lo specialista sarà infatti in grado di individuare il problema e indirizzare verso il giusto esame diagnostico da eseguire.

Nel caso che la problematica fosse legata ad una patologia meniscale l’ortopedico indirizzerà il paziente all’esecuzione di una Risonanza Magnetica che permetterà di valutare lo stato dei menischi e confermare od escludere l’eventuale estrusione meniscale.

Cosa fare nel caso ci fosse una problematica meniscale? 

Lo specialista saprà valutare se la problematica può essere trattata conservativamente, come ad esempio fisioterapia o terapia farmacologica, oppure necessita di una soluzione chirurgica.

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18 Ottobre 2022

Artrosi dell’Anca e del Ginocchio

Dott. Andrea Cochetti

Ortopedia – Chirurgia dell’Anca e del Ginocchio

Per artrosi si intende una malattia multifattoriale caratterizzata da una degenerazione articolare con comparsa di dolore, limitazione funzionale e rigidità.

Le sedi principali dove si manifesta sono le articolazioni maggiormente soggette a carico quali ginocchia, anche e colonna vertebrale.

Le manifestazioni principali sono un dolore di tipo meccanico soprattuto dopo uno sforzo fino a diventare cronico là dove la malattia progredisca e una limitazione del movimento.

La radiografia costituisce una prima indagine necessaria per studiare l’articolazione e permette di valutare la gravità della situazione.

Si può evitare che la malattia progredisca? Purtroppo ad oggi non esistono terapie che possano impedire il progredire della degenerazione artrosica ma in alcune situazioni, se preso con anticipo, si possono attuare una serie di strategie per rallentare la progressione.

Per valutare la cura per l’artrosi dell’anca e del ginocchio è quindi fondamentale la valutazione specialistica, anche per individuare la cura migliore per rallentare l’evoluzione della patologia.

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18 Ottobre 2022

Le infiltrazioni articolari

Dott. Andrea Cochetti

Ortopedia – Chirurgia dell’Anca e del Ginocchio

Per infiltrazione articolare si intente l’inoculazione all’interno di un’articolazione di preparati a scopo terapeutico (farmaci) che servono a migliorare la sintomatologia dolorosa.

Nel caso dell’infiltrazioni al ginocchio, dopo aver eseguito un’attenta disinfezione locale, si procede ad individuare i punti di repere sull’articolazione e una volta entrati nell’articolazione si procede a inoculare il medicinale. 

Dopo un’infiltrazione si può tranquillamente continuare a fare le proprie attività giornaliere. Serve però cura di mettere il ghiaccio sull’articolazione ed evitare sovraccarichi funzionali. 

Le infiltrazioni si presentano come una buona soluzione in tutti quegli stati dove si ha un dolore cronico al ginocchio legato ad uno stato flogistico dell’articolazione. Normalmente con un ciclo di 3 infiltrazioni articoli si riesce a ridurre l’infiammazione locale che provoca dolore, pur non avendo una funzione curativa della problematica di fondo permette di liberarsi dal dolore. 

Come fare a capire se un’infiltrazione articolare potrebbe essere d’aiuto?

Sicuramente sarà necessaria una valutazione specialistica atta ad individuare la causa di fondo del dolore.  

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16 Giugno 2022

La Psicologia nel 2022: intervista con la Dott.ssa Moniga

Intervistiamo oggi la Dottoressa Silvia Moniga, psicologa e psicoterapeuta, su alcuni argomenti particolarmente attuali.

D: Dottoressa esattamente a cosa serve la Psicoterapia?
R: La psicoterapia è una vera e propria terapia, attraverso il dialogo fra paziente e terapeuta, che serve a dare sollievo da sentimenti dolorosi, infelicità, rabbia ed altre emozioni sgradevoli. Questo dialogo aiuta il paziente anche a comprendere meglio sé stesso e gli altri, migliorandone quindi pian piano la qualità di vita.
D: Cosa accade durante la psicoterapia col bambino, l’adolescente e l’adulto?
R: Durante la psicoterapia ci sono varie fasi basate sull’analisi delle espressioni, sull’ascolto con empatia e dunque sulla profonda comprensione. Sia le parole che i silenzi, il modo di esprimere i propri sentimenti, in conclusione tutto ciò che emerge durante il dialogo paziente terapeuta, aiuta a far emergere quegli aspetti di sé stesso non sempre facili da comprendere ed accettare. Rendendoli più familiari risulteranno quindi progressivamente più semplici da gestire e quindi meno pesanti ed incomprensibili. Nei bambini sarà importante adottare un sistema di comunicazione adeguato e si utilizzeranno per questo anche giochi e disegni.
D: Quali sono le differenze fra paura ed ansia?
R: Ansia e paura sono sentimenti simili. Sono il risultato entrambi dell’interazione fra il nostro pensiero, i nostri sentimenti e gli stimoli derivanti dall’ambiente esterno.
La natura ci ha dotato di questi sentimenti per difenderci da pericoli immediati (paura) o per aiutarci a prevenire situazioni rischiose (ansia). A volte però possono presentarsi ad una persona con troppa frequenza o con troppa intensità creando notevoli disagi.
Il mondo interno di ognuno di noi è basato sulle nostre convinzioni, i nostri desideri ed anche sulle nostre fantasie ed influenza le nostre reazioni agli stimoli esterni. La psicoterapia aiuta quindi anche a comprendere come gli eventi del mondo esterno dialogano con il nostro interno, perché è solo riuscendo a riconoscere queste nostre modalità di reagire al mondo esterno che possiamo trovare il modo di ridurre l’ansia e la paura.

D: Come funziona l’L’intervento psicoterapeutico con bambini e genitori

R: Tutti i
provano ansie e paure, sia per eventi reali che dovuti alla fantasia.
Allo stesso modo possono provare sentimenti di rabbia, di dolore o di infelicità specie quando avvertono un’esigenza o un desiderio che non può essere soddisfatto.
Certamente il compito dei genitori è molto delicato perché hanno il dovere di educare ma anche quello di proteggere ed accudire. È importante soprattutto il modo in cui il bambino è aiutato a non sentirsi indifeso, così come il modo in cui è sostenuto nel trovare equilibrio fra i propri desideri e le esigenze della realtà.
Sono questi gli ambiti in cui l’intervento della psicoterapia può risultare molto utile ed efficace. Le difficoltà che il genitore incontra con il proprio figlio sono innumerevoli; quando però diventano difficili da affrontare ecco che l’intervento di uno Psicoterapeuta può aiutare entrambi, genitore e figlio, a ritrovare l’armonia necessaria per proseguire nel miglior modo possibile il delicato percorso di crescita.
D: Che cosa ci ha lasciato in eredità la Pandemia del Covid-19 ?
R: La pandemia ha avuto effetti su molte persone, non solo per la malattia in sé, ma anche a molti di coloro che non sono stati toccati dalla malattia. Infatti, mesi di restrizioni sociali, rinchiusi in casa, abitudini quotidiane completamente cambiate, hanno inciso anche sugli stati emotivi di tante persone.
Pensando poi ai bambini e ragazzi in età scolare, hanno avuto in molti difficoltà associate alle modalità di didattica e alle restrizioni nei rapporti con i propri compagni ed amici.
Le statistiche ufficiali parlano poi di un aumento delle separazioni proprio nel periodo della pandemia.
Probabilmente quindi questa situazione ha inciso moltissimo nell’ambiente familiare di tante persone, genitori e figli.
Un supporto psicoterapeutico può essere molto utile proprio per aiutare genitori e figli a ritrovare un’armonia di vita familiare.
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11 Aprile 2022

Il trattamento MOCA elimina le vene varicose (varici) senza dolore.

Il trattamento MOCA è eseguito da il Dott. Andrea Griso

Stiamo parlando di un trattamento frutto della ricerca ed innovazione nell’ambito della chirurgia vascolare per il trattamento della malattia venosa cronica, nota appunto come varici o vena varicosa.

Moltissime donne, ma anche molti uomini, soffrono di vene varicose.

Vediamo quali sono le cause?

Il sesso è certamente un fattore primario: infatti, i soggetti sono per l’appunto donne quelle più colpite dal problema. Un ruolo importante lo svolge anche l’ereditarietà. Poi sicuramente altri fattori come il peso, l’abitudine alla sedentarietà e alla stazione eretta prolungata. Queste sono tutte condizioni che possono favorire la dilatazione della parete venosa.

Nelle fasi iniziali della malattia, le varici rappresentano principalmente un problema di natura estetica e richiedono un trattamento medico basato fondamentalmente sulla regolazione dello stile di vita e sull’elastocompressione. Col passare del tempo e il peggioramento dell’entità del reflusso venoso compaiono i primi sintomi più problematici: dal senso di pesantezza e facile affaticabilità dell’arto, alle alterazioni cutanee, per finire con prurito e crampi muscolari.
Alla comparsa di uno di questi sintomi, per ovviare anche alle possibili complicanze quali la flebite e la tromboflebite, si può ricorrere alla correzione chirurgica.

Negli ultimi anni, a fianco alle tradizionali tecniche chirurgiche si sono sviluppati molteplici trattamenti cosiddetti mini invasivi che prevedono la “chiusura” della vena varicosa con il laser o la radiofrequenza, e altre metodiche ancora più recenti che non richiedono fonti di calore per occludere la vena malata, tra cui la MOCA. Quest’ultima tecnica è indolore e non richiede alcuna anestesia.  È un trattamento chirurgico ambulatoriale che non richiede l’utilizzo di anestesia essendo assolutamente indolore. Prevede la puntura della vena sotto guida ecografica e l’inserimento al suo interno di un catetere rotante che determina un’alterazione meccanica e chimica della vena malata e quindi la sua completa chiusura. Moltissimi pazienti hanno caratteristiche anatomiche della vena tali da poter essere sottoposti a questo trattamento. Per stabilire l’indicazione all’intervento, è sufficiente una visita con ecocolordoppler dell’arto inferiore.

Per valutare correttamente se c’è indicazione a questo trattamento, il passo corretto da fare è fissare un appuntamento per una visita specialistica

con Dott. Andrea Griso
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medicina eststica verona zetamedica
7 Marzo 2022

Medicina Estetica e Rigenerativa a Verona

ZetaMedica organizza alcune giornate speciali per la medicina estetica e rigenerativa,

sono le Special ME Day

durante le quali diamo infatti la possibilità di avere un check up ed un consulto “NO cost” con gli esperti Dottor Massimo Soresina e Dottor Andrea Menozzi, specialisti in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica.

In pratica potrai consultarti con i nostri specialisti riguardo a:

  • Filler Acido Ialuronico – viso e labbra
  • Biorivitalizzazione – luminosità della pelle
  • Botulino – anti rughe d’espressione
  • Profhilo® – biorimodellamento viso collo corpo
  • Rigenera Hair® – cura dell’alopecia androgenetica

Riceverai infine un preventivo dedicato alle tue esigenze e avrai la possibilità, proprio per alcuni trattamenti, anche di iniziare subito.
Nel caso invece di quelli più complessi, potrai comunque prenotare la tua seduta per tempo.

I posti sono limitati, visto che i due medici già collaborano da tempo con il nostro centro qui a Verona ed hanno tempi quindi ristretti.

Richiedi subito il tuo Check Up No Cost

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Scegli il tipo di trattamento a cui sei interessata/o
Biorivitalizzazione cutaneaFiller Acido Ialuronico: viso, labbra, zigomiBioLifting Viso Collo Décolleté con PROFHILO®Botulino a scopo esteticoTrattamento Cicatrici ed esiti da AcneTrattamento IperidrosiRIGENERA: per Alopecia Androgenetica

Scrivi qui la tua eventuale richiesta

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27 Ottobre 2021

La visita internistica spesso è richiesta da pazienti che sono alla ricerca di una diagnosi non ancora accertata.

Per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda al

Dott. Mattia Cominacini

Specialista in Medicina Interna

 

D: Quali sono gli ambiti della Medicina Interna?

R: La Medicina Interna è la branca più olistica della medicina non chirurgica. Il suo primo obiettivo è formulare una diagnosi e consigliare il percorso terapeutico più appropriato tenendo in considerazione la complessa interazione tra i diversi apparati del corpo umano, la storia e le caratteristiche generali del paziente.

 

D: Quando sarebbe consigliabile indirizzare un paziente dall’internista?

R: Sicuramente quando è necessario formulare una diagnosi e quindi consigliare i giusti approfondimenti diagnostici. In caso di pluripatologie e quindi nei casi più complessi in cui spesso è necessario trovare un equilibrio o un compromesso tra le varie terapie e punti di vista specialistici.

 

D: Quali sono le specialità affini riconosciute?

R: Sono tutte le specialità mediche non chirurgiche (cardiologia, ematologia, pneumologia, nefrologia etc.).

 

D: Lei si occupa in modo particolare di scompenso cardiologico: si può dunque dire che è una competenza condivisa con i colleghi cardiologi?

R: Per quanto riguarda la parte clinica si. Sono spesso figure complementari che collaborano tra loro. Ovviamente l’internista, se lo ritiene necessario, può coinvolgere anche lo specialista cardiologo per l’esecuzione di esami più specifici o eventuali interventi invasivi. D’altra parte il cardiologo può interpellare l’internista nel caso si sospettino patologie sistemiche coinvolgenti il cuore.

 

D: Quali sono le patologie più comuni per cui viene chiamato in causa il medico internista?

R: Per la vastità della materia anche i medici specialisti in medicina interna scelgono, nel corso del loro percorso professionale, di approfondire e dedicarsi ad alcune discipline specifiche. Nel mio caso mi occupo prevalentemente di malattie dell’apparato cardiocircolatorio, respiratorio, ematologico e di geriatria.

 

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27 Ottobre 2021

L’Ecocolordoppler cardiaco a riposo viene spesso chiamato anche ecocardiogramma, ma più semplicemente altro non è che un’ecografia del cuore.

È un esame specialistico che consente una diagnosi molto raffinata della salute del cuore.

Facciamo qualche domanda al

Dott. Mattia Cominacini

Specialista in Medicina Interna ed esperto in scompenso cardiaco

D: Che cosa è in grado di valutare il medico che esegue l’ecografia del cuore?

R: Con l’ecografia cardiaca possiamo valutare le dimensioni e lo spessore delle camere cardiache, i grossi vasi del torace, la cinetica dei ventricoli, il funzionamento degli apparati valvolari, la stima delle pressioni intracavitarie e le patologie del pericardio.

 

D: A quali tipologie di persone é consigliato l’ecocolordoppler cardiaco?

R: A tutte le persone in cui si sospetti o si voglia escludere una patologia cardiaca o il coinvolgimento cardiaco da parte di una malattia sistemica.

 

D: Può essere eseguito semplicemente come esame o sarebbe preferibile contestualizzarlo in una visita specialistica più completa?

R: È sempre preferibile contestualizzare l’esame in una visita specialistica. Il contesto clinico del paziente aumenta sicuramente l’accuratezza diagnostica dell’esame.

 

D: Serve una preparazione particolare del paziente o si può eseguire in qualunque condizione?

R: Solitamente non occorre alcuna preparazione specifica tuttavia per alcuni uomini particolarmente irsuti (con abbondanti peli sul petto) è consigliabile la depilazione della zona anatomica coinvolta nell’esame ecografico.

 

D: Quali patologie si possono prevenire grazie a questa ecografia specialistica?

R: L’ecografia cardiaca a riposo consente la diagnosi della maggior parte delle patologie cardiache. Non consente tuttavia la diagnosi diretta di un’eventuale malattia coronarica per la quale è necessario invece ricorrere ad altri tipi di esami.

 

 

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27 Ottobre 2021
Valutazione del Rischio Cardiovascolare e del Danno d’Organo
Intervista al Dott. Mattia Cominacini

Specialista in Medicina Interna ed esperto in scompenso cardiaco

 

Rivolgiamo al Dott. Cominacini qualche domanda relativa alla sua attività riguardante il rischio cardiovascolare.

D: Che tipo di visita deve effettuare per valutare il rischio cardiovascolare di un paziente?

R: Si tratta di un colloquio in cui vvalutiamo innanzitutto la storia e le abitudini del paziente. Successivamente passiamo ad una valutazione clinica (esami ematici ed ecografie). In base alle linee guida internazionali possiamo così inquadrare una persona in una determinata categoria di rischio espressa come probabilità di avere un evento cardiovascolare (ictus e infarto) nei 10 anni successivi.

 

D: Ricapitolando, quali esami vanno fatti prima e quali esegue lei durante la visita?

R: Prima della visita è importante eseguire i seguenti esami: emocromo, creatinina, colesterolo totale, trigliceridi, colesterolo HDL, emoglobina glicata e microalbuminuria. È importante portare anche tutti gli esami precedenti sia ematici che strumentali.
Durante la visita eseguirò inoltre una valutazione ecografica del cuore e dell’apparato vascolare (tronchi sovraortici e indice di Winsor) al fine di misurare il danno d’organo eventualmente presente.

 

D: Possiamo dire che alla fine il paziente avrà un valore definito del suo rischio cardiovascolare?

R: Esattamente. Inoltre il paziente oltre alla stima del rischio teorico avrà la possibilità, grazie alla valutazione ecografica, di avere una valutazione in tempo reale delle condizioni del proprio apparato cardiovascolare.

 

D: Una volta definito il rischio, come imposta la terapia per ridurlo e riportarlo sotto controllo?

R: Il percorso di cura si sceglie in base alle più recenti evidenze scientifiche, ma è anche personalizzato: dipende oltre che dalla quantificazione del rischio e della valutazione di alcuni parametri ecografici, anche dalle caratteristiche generali del paziente. Il primo approccio è sicuramente volto alla modifica dello stile di vita che è il cardine della prevenzione cardiovascolare ma, dove necessario, anche alla prescrizione di una terapia farmacologica.

L’obiettivo è ridurre il rischio al minimo possibile.

 

D: A chi possiamo consigliare questa visita e possiamo dire che ha un grande valore di prevenzione?

R: È rivolto alle persone che sanno già di avere uno o più fattori di rischio. Tali sono ad esempio l’ipertensione arteriosa, l’intolleranza glucidica, l’ipercolesterolemia, l’obesità, l’abitudine al fumo di sigaretta o una storia familiare di eventi cardiovascolari precoci ma che non hanno ancora sviluppato una malattia cardiovascolare conclamata.

La maggior parte dei fattori di rischio cardiovascolare infatti non causa alcun sintomo clinico. Spesso vengono scoperti spesso per caso, questa visita ha lo scopo di indagarli tutti insieme.

 

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