Morbo di Crohn

La malattia o morbo di Crohn è molto invalidante ed è una patologia cronica.
La dottoressa Chiara Scattolini →, gastroenterologo, ci aiuta a conoscere meglio sintomi, cause e cure.

 

D: Quali sono i sintomi tipici di questa patologia?

R: Questa è una delle malattie intestinali che può avere la maggior diversità di sintomi: dalla diarrea, all’occlusione intestinale, piuttosto che lo sviluppo di fistole perianali o di ascessi.

 

D: Si manifesta all’improvviso o ci sono dei primi segnali che possono aiutare una diagnosi precoce?

R: Il Morbo di Crohn è una patologia della parete intestinale che, a lungo andare, può  portare ad una occlusione. In tal caso, il paziente arriva in ospedale e va direttamente nelle mani del chirurgo, e la diagnosi è fatta sul tratto di intestino asportato. Talvolta i pazienti che arrivano ad una occlusione non hanno avuto sintomi importanti precedentemente (o li hanno sottovalutati), altre volte la diagnosi arriva dopo anni di alvo alterno, magari con storia di fistole anni prima, piuttosto che di malattie autoimmuni concomitanti.

 

D: Come viene seguito e curato il paziente con questa malattia e in particolare quali sono le terapie possibili?

R: Ci sono una serie di farmaci che, generalmente, si utilizzano “in crescendo” a seconda della gravità e della risposta o meno a terapie precedenti.
Dal cortisone agli immunosoppressori, fino alla terapia con farmaci biologici, molto costosa ma in alcuni casi molto efficace nel tentare di evitare la chirurgia. Il paziente è un malato cronico, pertanto è importante che venga valutato in ambulatorio specialistico ogni 6 mesi (se non problemi intercorrenti) con esami ematici che controllino sia lo stato della malattia, che gli eventuali effetti collaterali dei farmaci in corso.

 

D: Quali sono le complicanze e come prevenirle?

R: La complicanza maggiore è l’occlusione intestinale ed è quella che si cerca di scongiurare con l’utilizzo delle terapie specifiche. Questo è importante perché ci sono pazienti con fenotipi aggressivi, che arrivano ad essere operati (quindi, resecati di porzioni consistenti di intestino) più volte fino a ritrovarsi con il cosiddetto “intestino corto”: un intestino assolutamente insufficiente all’assorbimento delle sostanze nutrienti necessarie, che costringe il paziente a supplementazioni nutrizionali endovenose a vita.
Altre complicanze come le fistole e gli ascessi, difficilmente possono essere prevenute, se non cercando di mantenere la malattia in remissione.

 

 

 

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iDottoressa Chiara Scattolini, gastroenterologo, gastroenterologa, Verona, gastroenterologo donna per donne e per uomni